mercoledì 18 ottobre 2017

Acqua E Autismo


Il percorso che è stato intrapreso ha dato ampio spazio all’osservazione, per cercare di conoscere e per quanto possibile capire le modalità comunicative dei bambini.

Si è tentato di non tralasciare nessun aspetto considerando, come afferma P.Watzlawich nel libro "La Pragmatica della comunicazione" che


NON È POSSIBILE NON COMUNICARE, NON ESISTE UN NON COMPORTAMENTO, L’ATTIVITÁ O L’INATTIVITÁ, LE PAROLE O IL SILENZIO HANNO TUTTI VALORE DI MESSAGGIO.



Partecipare direttamente al processo evolutivo del bambino portatore di handicap significa non solo doversi mettere in discussione, ma ricercare modalità di comunicazione alternative, dove non esiste niente di assoluto, tutto è relativo e modificabile.

Il linguaggio verbale non può più essere, il canale di comunicazione dominante,tutti i tipi di linguaggio concorrono alla strutturazione dinamica e aperta del pensiero; la scuola e i centri riabilitativi devono poter offrire a questi bambini una pluralità di interventi educativi che valorizzino le diversità di ciascuno.

Il mediatore facilitante, che mi ha permesso di costruire un contesto riabilitativo alternativo e stimolante con questi pazienti è l’ACQUA, in quanto stimola tutto il sistema neuro- muscolare, consente attraverso il rilassamento, un progressivo distendersi delle tensioni e delle contrazioni muscolari; l’ambiente microgravitario induce quel sentimento di piacevolezza e quella sensazione di abbandono-contenimento che permette di costruire nuovi modi di stare insieme e di strutturare nuove abilità.

L’attività motoria in acqua offre al bambino una occasione per sperimentare la sicurezza e la fiducia verso l’altro che diventano le condizioni indispensabili affinchè le esperienze possano essere vissute in un contesto relazionale positivo e di reciprocità. L’acqua accoglie, sostiene, culla, diverte, permette di accorciare le distanze tra le persone e stimola l’interesse per nuovi apprendimenti favorendo una progressiva crescita del senso di autonomia.

Giocando con il proprio corpo in acqua si sperimentano le possibilità di equilibrio, di movimento, direzione, propulsione, contatto. L’operatore con il suo contatto e con la sua presenza accompagna il bambino in questo percorso di esplorazione, lo guida alla scoperta del proprio corpo in relazione al nuovo spazio, agli oggetti e agli altri.

Condivide con lui il piacere e la soddisfazione di conquistare progressivamente autonomia e nuove abilità.

Nel clima di distensione e di dialogo tonico favorito dallo stare in acqua il bambino tende a concentrarsi più facilmente sull’azione proposta, riesce a guardare negli occhi l’adulto, supera più facilmente le proprie inibizioni e diminuiscono di frequenza e intensità i comportamenti aggressivi e auto aggressivi.

I limiti fisici vengono ridimensionati grazie all’effetto dell’acqua e in ogni caso la partecipazione all’attività svolta in piscina offre al portatore di handicap un’occasione spesso irrinunciabile per esprimere le proprie capacità.


STRUTTURA DEL PROGETTO

Il progetto è rivolto in modo particolare ai bambini portatori di handicap grave, che frequentano il Centro.

OPERATORI: Sandro Sollazzo (Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, Insegnante di Educazione Fisica, Idrokinesiterapista ANIK e assistente bagnanti F.I.N).

LUOGO: Piscina.
TEMPI: Lunedì pomeriggio, Giovedì pomeriggio dalle 15.00 alle 20.00.


OBIETTIVI GENERALI

- sviluppare una positiva immagine di sè

- sviluppo nell’autonomie della vita quotidiana e generale.

- scoperta del proprio corpo attraverso lo sviluppo delle afferenze.

- costruzione e consolidamento di un modificato schema corporeo.

- miglioramento delle funzioni neuro muscolare, respiratoria e cardiocircolatoria.

- sviluppare le capacità che organizzano e regolano il movimento.

- sviluppare le capacità percettivo motorie di contatto e relazione con l’adulto.

- sviluppare una buona condizione generale di rilassamento.

- scoperta e utilizzo dei diversi canali comunicativi (cinestesico, visivo, verbale)

- sviluppo dell’intenzionalità comunicativa.

- riduzione degli stati d’ansia e degli atteggiamenti aggressivi e auto aggressivi

- sviluppo dei fondamentali del movimento in acqua:

1) ambientamento assistito

2) respirazione con e senza apnea

3) galleggiamento

4) scivolamento

ATTIVITÀ

a) autonomia : Es. spogliarsi...rivestirsi...la doccia…

b) ambientamento generale:

- ingresso in acqua

- contatto dell’acqua sul corpo, sul viso..

- rilassamento con ausili e con le prese dell’operatore

- scivolamento prono con aiuto

- scivolamento supino con aiuto

- immersione del volto(coordinazione ispirazione\espirazione)

- galleggiamento prono con e senza appoggi

- galleggiamento e scivolamento autonomo

- battuta di gambe a Crawl

- battuta di gambe a Dorso

- coordinazione braccia-gambe a crawl

- coordinazione braccia e gambe a dorso

- uso dei materiali

- interazione con coetanei (giochi)

 Il METODO DI LAVORO E GLI STRUMENTI

Il bambino con disabilità frequentemente instaura delle "strategie di difesa" che si esprimono nell’isolamento e in alcune stereotipie. Egli crea dei veri e propri muri e schermi protettivi con il proprio corpo. "Il bambino agisce sull’ambiente in modo che l’ambiente stesso non possa agire su di lui". Inizialmente verrà privilegiato il rapporto con l’adulto, finalizzato alla costruzione di un forte dialogo tonico e di un contesto piacevole caratterizzato da un’atmosfera gioiosa e fiduciosa. Questo particolare stato emotivo favorisce anche la memorizzazione delle esperienze. Le emozioni organizzano l’informazione nella nostra mente: creano infatti una rete associativa supplementare che consente di collegare fra loro gli eventi e quindi di recuperarli molto più facilmente dalla memoria. L’adulto vivrà insieme al bambino ogni esperienza in stretto contatto fisico e parteciperà ad ogni scoperta lasciando libero il bambino di organizzarsi e di ricercare l’adattamento migliore attraverso un percorso di ricerca-azione.



Verranno creati ed organizzate situazioni di giochi corporei con diversi oggetti e ausili galleggianti e costruiti dei percorsi sia in superficie che sotto l’acqua con diversi materiali. (ta
volette, tubi, ciambelle, tappetini semigalleggianti, animaletti galleggianti, palloni, ecc. ecc.).

Le attività si svolgeranno sia nella vasca piccola che in quella grande.

VALUTAZIONE

In questo progetto la valutazione intesa come "riflessione pedagogica sulla verifica" è uno degli aspetti fondamentali, in quanto permette agli operatori di autoregolare la programmazione e di ricercare negli alunni quella che Vygotskij chiama "zona di sviluppo prossimale" e che in campo educativo si può tradurre in "zona prossimale di apprendimento".

Progettare gli interventi in quel tempo-spazio situato tra ciò che l’allievo ancora non sa ma che potrebbe sapere se opportunamente aiutato dall’adulto, significa porre anche l’alunno con handicap nella condizione di IMPARARE AD IMPARARE.

Opportune schede di verifica aiutano a monitorare l’iter terapeutico e il raggiungimento degli obiettivi previsti sia a breve, medio e a lungo termine.